“I volti della povertà: famiglie con minori, persone sole, anziani, working poor”.
Pubblicato il report statistico nazionale di Caritas Italiana sulla povertà in Italia.
La situazione in Friuli Venezia Giulia
È stato pubblicato oggi il Report statistico di Caritas Italiana sulla povertà, analizzando i dati del 2022. Il report della Caritas ha un duplice scopo: da un lato di leggere e misurare i fenomeni della povertà in essere o che si stanno rivelando, dall’altro di attivarsi affinchè si possano contrastare le povertà attraverso servizi adeguati e attraverso azioni di advocacy e sensibilizzazione della comunità e delle istituzioni.
A livello nazionale cresce la povertà del 12, 5% in Italia, anche in considerazione del flusso degli ucraini a causa dello scoppio della guerra. Al netto del flusso degli ucraini, si registra comunque un incremento del 4,4%.
La povertà esplode tra le persone sole (in prevalenza uomini) e le famiglie con minori, aumentano i senza dimora (+ 16%). Sebbene si registri un incremento tra i nuovi poveri, non si può trascurare il dato della povertà intermittente ovvero coloro che entrano ed escono dalla soglia della povertà e dalla povertà cronica ovvero di coloro che sono sostenuti dai servizi Caritas da almeno 5 anni.
La maggior parte dei beneficiari dei servizi Caritas non hanno o sono alla ricerca di lavoro (48%), tuttavia è da segnalare che quasi un quarto delle persone incontrate sono working poor, lavoratori poveri che non riescono a mantenersi dignitosamente e sperimentano condizioni di indigenza.
Altro elemento che rende più difficile la fuoriuscita dalla povertà è la multidimensionalità, la presenza di più ambiti di problemi che necessitano quindi di una “risposta multidimensionale”, complicando notevolmente la condizione di povertà.
La situazione in Friuli Venezia Giulia
Nel 2022 le persone che si sono rivolte ai Centri d’Ascolto delle Caritas del Friuli Venezia Giulia, rilevati attraverso supporto informatico,sono state 4.393 ma se si considerano anche i loro familiari arriviamo ad oltre 10.000 persone.
Si può dire che ci sia stato un incremento, in considerazione dei dati del report regionale i dati del Rapporto Caritas Regionale del 2021, dove si fa riferimento a 3777 persone. Come a livello nazionale, buona parte dell’incremento è dovuto alla presenza di chi è fuggito dai territori di guerra in Ucraina.
Oltre alle persone che accedono per la prima volta ai nostri servizi (47,5%), anche in Friuli Venezia Giulia ci sono tante storie di povertà intermittenti. Quasi un quarto delle persone incontrate, sono seguite da oltre 5 anni, mantenendo alto il numero delle persone in povertà cronica o intermittente, in carico da oltre 5 anni. Tra questi solitamente è piuttosto alto il numero delle persone in povertà intergenerazionale, coloro che si trasmettono la povertà di padre in figlio e non riescono a cambiare il loro status economico e sociale.
In questa direzione è da leggersi anche la presenza di povertà multidimensionale (42,4% in Friuli Venezia Giulia) ovvero delle povertà complesse, costituite da più ambiti di problemi.
Rilevante la quota delle persone con figli che si rivolgono alla Caritas (72,5%), a conferma del dato nazionale che indica un forte rischio di povertà tra i minori (1.400.000 sono i minori in povertà in Italia quindi 1 povero su 4 è un minore).
In Friuli Venezia Giulia si registra una presenza significativa delle persone anziane che si rivolgono ai Centri di Ascolto (12,3%) e si segnala la povertà delle persone tra 55 e 64 anni (21,2%) significativa in considerazione della difficoltà di inserire le persone di questa età nel mondo del lavoro.
La maggior parte delle persone prevalentemente non hanno lavoro e fanno fatica a trovarlo ma non è da sottovalutare la quota di coloro che pur lavorando non riescono a garantire per sé e per la propria famiglia una vita dignitosa. In Friuli Venezia Giulia i working poor sono il 23%.
La work poverty è un fenomeno presente in Italia più che nel resto d’Europa. Tante le fragilità del mercato del lavoro che spesso sono alle radici (occupazioni con bassi salari, precarietà, lavoro irregolare, bassa occupazione femminile, part time involontario, ecc.).