Sono passati 10 anni dal 15 marzo 2011, quando la primavera araba sbocciò in Siria, fiorendo con le parole sui muri delle scuole di Da’ra. Quelle parole-graffiti erano la voce concreta del popolo siriano, che al regime di Damasco chiedeva a gran voce hurriyya, libertà, kurama, dignità, muwatana, cittadinanza.
Ma la voce pacifica del popolo si trasformò ben presto in un urlo di dolore, soffocato nel sangue da una guerra civile, che in breve tempo coinvolse potenze internazionali, gruppi armati di varie estrazioni ideologico-politiche e costellazioni terroristiche della buia galassia jihadista, che lasciarono la Siria ferita e sanguinante.
A dieci anni dai graffiti di Da’ra, la guerra continua e l’eredità della primavera siriana è tutt’altro che florida: una miseria fatta di polvere, macerie, di centinaia di migliaia di morti; di un’instabilità persistente. Di milioni di civili che ancora non possono rientrare alle loro case.
Quali le vie di uscita possibili dalla crisi siriana? Quali le prospettive di vita per il popolo siriano, vittima di una diaspora sia all’interno dei propri confini, sia all’esterno, in Paesi di accoglienza come Turchia, Libano, Giordania? Sarà possibile garantire il rientro volontario dei siriani che sognano di tornare nelle proprie case? Quali le responsabilità e le risposte della comunità internazionale?
Se ne parla con Sua Eccellenza monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei ed ex presidente di Caritas Siria; padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano; Whael Suleiman, direttore di Caritas Giordania.
L’iniziativa è anche l’occasione per un aggiornamento sulla situazione dei profughi lungo la rotta balcanica.
Nell’incontro sarà inoltre presentato un dossier con dati e testimonianze realizzato da Caritas Italiana e disponibile online.