La Caritas di Trieste ha annunciato l'apertura di due case di accoglienza:
– casa “Sara Gasperini”, destinata a famiglie, donne e bambini;
– casa “Alessio Stani”, per richiedenti asilo spesso provenienti dalla Rotta Balcanica.
"Vuole essere un ricordo affettuoso della loro opera e dell’indimenticabile amicizia che hanno segnato la loro vita terrena e, al contempo, un segno per ricordare il servizio degli operatori e dei volontari della Caritas diocesana sempre in prima linea per supportare gli ultimi e condividere con loro una parte del loro cammino, specialmente in questo tempo di pandemia che li vede in una situazione di continua emergenza."
Giampaolo Crepaldi Arcivescovo – Vescovo di Trieste
Sara è nata il 3 aprile del 1984, figlia unica di genitori molto amati e che l’hanno accompagnata in tutte le fasi della sua vita. Una breve e grave malattia l’ha portata via ormai da 6 anni.
Sin da piccola ha frequentato la comunità dei Salesiani dove è cresciuta ed ha maturato la sua fede. E’ diventata nel tempo animatrice e amava seguire i bambini e i ragazzi dei gruppi salesiani. Sempre ricordava l’esperienza dei campi scuola con il sorriso e l’allegria che la contraddistingueva.
Ha studiato al Nordio e poi si è iscritta alla Facoltà di Scienze della Formazione.
Sempre piena di vita amava stare in compagnia degli amici, le piaceva leggere e cucinare dolci e torte.
La sua vocazione missionaria di prossimità verso gli ultimi è maturata e si è espressa pienamente in Caritas, a Casa “La Madre”, opera-segno della Diocesi, struttura di accoglienza per mamme con bambini.
Sara ha dedicato una decina d’anni al servizio con mamme e bambini, condividendo con loro la vita quotidiana supportandole nei momenti difficili, gioendo con loro dei piccoli passi verso una nuova vita, condividendo la nascita dei bambini e le fasi della loro crescita.
Sara ai fornelli, con i mazzi di chiavi in giro per la casa, organizzando giochi con i bambini, bevendo il te con le mamme, sono immagini che restano vivide nei nostri ricordi.
La serietà era sempre accompagnata dalla gioia e dalla dedizione.
Ha saputo incarnare il senso di un impegno che va oltre i programmi e le azioni assistenziali ma passa per l’amicizia, l’ascolto, l’attenzione, il desiderio di aiutare le donne ospiti a ritrovare l’autostima, necessaria per riprendere in mano la loro vita.
La vocazione di Sara si è espressa anche nell’accompagnamento della comunità, nella capacità e nell’empatia che ha generato con molti volontari della casa, sempre pronta e attenta a tutti i momenti importanti della loro vita, presente con una telefonata anche solo per un saluto e generosa nella condivisione di sorrisi e fraternità.
Alessio è nato 55 anni fa, da una famiglia benestante, figlio unico, particolarmente legato ai genitori. Ha perso la madre a 14 anni e da allora il legame con il padre è stato sempre più forte ed esclusivo. Vivevano insieme e condividevano tutto: la quotidianità, le passeggiate, le vacanze. Quando è venuto a mancare il padre, sono iniziati i problemi per Alessio che si è sentito solo, in difficoltà a prendere in mano la sua vita. La solitudine l’ha portato a compiere una serie di scelte sbagliate: ha venduto la casa, ha contratto una serie di debiti, per tanto tempo non è riuscito ad avere un lavoro fisso.
Alessio era molto abitudinario, riservato, amava leggere, andare in biblioteca e ha molto sofferto di questa situazione, faticava a dover
condividere gli spazi e la sua vita.
Ha lavorato presso la Cooperativa La Quercia, grazie alla quale è stato inserito tra il personale del Refettorio “Giorgia Monti”. Subito si è dimostrato una persona molto seria, precisa, puntuale. forse il suo destino sarebbe stato quello di un impiegato amministrativo. Durante i primi anni, Alessio aveva qualche difficoltà a relazionarsi con le persone che arrivavano in mensa ma ha sempre dimostrato grande volontà, estrema gentilezza anche nelle situazioni più complicato, disponibilità e collaborazione verso i colleghi.
In seguito ha operato anche all’Emporio della Solidarietà, dove arrivava anche ore prima per svolgere al meglio il suo servizio.
Alessio si è speso per aiutare gli ultimi, ha dato tanto e certamente ha tanto ricevuto dalle persone incontrate che sempre hanno ricambiato il rispetto e talvolta sono stati spiazzati dalla sua gentilezza.
La Caritas è diventata per Alessio un punto di riferimento, la famiglia che non aveva. Purtroppo non ha mai risolto i problemi economici che nel tempo si sono aggravati e nel momento in cui si è ammalato era ancora in una situazione difficile e di solitudine.
Ha amato gli altri ma si è trascurato e troppo tardi ha scoperto la malattia che in poco tempo l’ha portato via. I colleghi l’hanno sostenuto e aiutato, in particolare Agnese che è stata una sorella. Come tante persone, Alessio è morto nel periodo della pandemia, solo in ospedale e non è stato possibile stargli vicino fisicamente ma certamente è stato accompagnato nella preghiera.